"Circe, dice, andrà tutto bene". Lui non intende dire che non fa male. Non intende dire che non siamo spaventati. Solo questo: che siamo qui. È questo che vuol dire nuotare nella corrente, camminare sulla terra e sentirne il tocco sotto i piedi. È questo che significa essere vivi."
Circe è arrivato inatteso.
Dopo un mese intero a cercare un qualche libro da mettere sotto i denti, che placasse la mia fame. Un mese pieno di impegni quotidiani, in cui giorno dopo giorno mi ritrovavo a tirar fuori libri dagli scaffali e riporli sul tavolo, insoddisfatta di tutti. Mi sono domandata se fosse possibile non riuscire a trovare niente da leggere, niente che riuscisse a mantenere la mia attenzione sulle pagine. Eppure è stato così.
C'è qualcosa che non va, allora. Eccolo, il famoso blocco del lettore. Ma come? Di solito mi coglie solo dopo una lettura particolarmente bella e appassionante, come se la mia testa avesse il bisogno di digerire in pace le pagine appena lette. In genere dura pochi giorni, e poi si ricomincia, a leggere, cercare, immaginare.
Non a settembre. E meno male, perchè Circe di Miller era il libro che cercavo e che mi serviva per fissare il momento che sto vivendo.
Miller ci presenta la sua Circe partendo dal suo concepimento. Ci mostra quali sono i personaggi con cui avrà a che fare, le loro brame, i loro desideri, la loro perfidia e i loro rancori. Ci racconta tutto. Nonostante la narrazione proceda in prima persona - dalla prospettiva di Circe, ovviamente - il racconto non lascia spazi in ombra, angoli bui: lei è una divinità , arguta e sensibile, anche se fragile in certi momenti (o forse sempre, dopotutto), è attenta e vede e sente tutto. Questo ci permette di immergerci completamente nella sua storia.
Si diceva, Circe nasce da Elios, signore del sole e del cielo, titano e divinità di prima generazione, e dalla naiade, guardiana dei fiumi e delle sorgenti, Perseide. I due si incontrarono nel palazzo del padre di lei, durante uno dei numerosi banchetti divini. Elios venne attratto irrimediabilmente dalla ninfa, e lei riuscì a legare a sé il dio. Per celebrare il loro patto, Elios regalò a Perseide un filo di ambra rarissima, e poi altri ancora, uno per ogni figlio e figlia nati dalla loro unione.
Circe è la loro prima figlia, ma fin da subito riuscì a guadagnarsi il disprezzo di sua madre e nonostante l'accettazione di suo padre, nemmeno nel suo cuore riuscì a fare breccia. C'era qualcosa in lei che proprio non gli piaceva. Il colore dei capelli, la forma del viso, forse.
Circe superò l'infanzia e la fanciullezza, conobbe nuovi fratelli e sorelle che la disprezzavano, imitando i comportamenti dei genitori. Nonostante fosse docile e rispettosa e guardinga, non riusciva a farsi benvolere, e l'unica cosa che le veniva concessa e riusciva a fare era di stare accovacciata ai piedi del potente padre mentre svolgeva riunioni, riceveva visitatori o giocava a dama. Una vita insulsa si potrebbe dire. Una vita a mendicare attenzioni e considerazioni. A cibarsi di briciole.
Poi un giorno avvenne qualcosa di inatteso: un titano, uno dei moltissimi zii di Circe sarebbe stato punito secondo il volere di Zeus. La sua colpa? Averlo sfidato e aver donato ai miserabili mortali il dono del fuoco. Grazie a questo dono, l'umanità era riuscita a prosperare imparando le arti e i benefici della civiltà . Zeus era furioso e decise di punire in modo esemplare Prometeo. La sua famiglia non si oppose alla decisione e assistettero impassibili alla prima parte del castigo. Solo la giovane Circe decise di avvicinarsi a Prometeo, mentre la furia banchettava nelle sale del palazzo di Elios. Decise di parlargli, di porgerli una coppa e un gesto di conforto. Quel breve momento segnò irrimediabilmente la vita della dea, instillando in lei, in profondità , il seme della disobbedienza, della caparbietà , dell'indipendenza. Non importava che sarebbero serviti secoli per farlo germogliare.
Gli anni successivi passarono sempre allo stesso modo. Circe ebbe modo di prendersi cura dell'ultimo nato dei suoi genitori, Eete. Lo crebbe e si tennero compagnia, ma quando il giovane approfittò della benevolenza del padre, scaricò Circe senza troppe cerimonie, andando a vivere la sua vita e a compiere il suo destino. Circe rimase ancora una volta sola tra mille parenti. Fu in questo momento della sua vita che conobbe Glauco e il primo amore. Per lui osò mostrarsi e chiedere alla sua famiglia qualcosa che non spettava nè a lei nè a lui: la felicità e l'amore per lei, una vita migliore per lui. Fu allora che sperimentò la sua vera natura, la sua magia. Nonostante questa grande conquista, ancora una volta dovette soffrire e subire il torto del tradimento. E la punizione per lei fu dura e spietata: l'esilio. Venne allontanata dalla casa del padre e spedita sull'isola Eea. Lei non lo sapeva ancora, ma quello fu il più grande dei doni che le Moire le concedessero.
Passò molto tempo, tempo in cui Circe dovette scoprirsi e scoprire il luogo in cui era destinata a vivere per l'eternità . L'isola, i suoi poteri, la sua natura. Gli animali e le piante, tutto per lei era una scoperta, una sfida. Ma se la cavava. Nonostante il dolore, le incertezze. Nonostante lei non riuscisse a vedere quanto era forte. Dalla sua presa di possesso dell'isola e della sua natura la sua vita sarà caratterizzata da incontri catartici, dolci e dolorosi al tempo stesso. Essendo una dea intelligente e sensibile, saprà trarne giovamento e una lezione da ognuno. Dedalo, Ermes, i predoni che arrivavano dal mare, le ninfe, Ulisse. Tutti loro cambieranno irrimediabilmente la sua vita. Come la madre collezionava fili di perle di ambra per accecare di gelosia le sorelle e ammantarsi di una potenza non sua, Circe collezionerà incontri e torti, accrescendo il suo potere, immergendo le mani sempre più in profondità nella sua magia e nella sua anima, diventando sempre più forte, risoluta. Nulla di quello che le succede è facile, ma questa è la vita, anche per le divinità . Almeno per alcune di loro.
Prima di Ulisse, se anche ci aveva pensato, non aveva mai desiderato veramente avere dei figli. Lui invece - anche se inconsapevolmente - sarà il padre del suo Telegono. Rapporto difficilissimo come lei stessa aveva provato sulla sua pelle di figlia. Diventare madre la renderà ancora più adulta, ancora più donna e maga, perchè sarà escogitando protezioni estreme e sfiancanti per salvare la vita del figlio che affinerà fino al limite le sue doti e i suoi poteri. Saranno la necessità di proteggere se stessa, suo figlio e la loro isola che si porrà granitica contro le divinità che la minacciano, che la sfidano a cedere, che fino a un battito di ciglia prima rappresentavano il suo bisogno di essere benvoluta.
Ed è così che ci avviciniamo alla conclusione del racconto, ma non della vita di Circe, che nel corso della narrazione è diventata una sorella, un'amica. Una donna da ammirare, biasimare e consolare. Un personaggio potente che regge uno specchio nel quale rifletterci. Ma le sfide della dea non sono concluse: proverà a spingersi ancora oltre con la sua magia, finalmente troverà il vero coraggio di accogliere la sua vera natura. Chiuderà il cerchio, eseguendo su di lei la prima magia in assoluto che provò, dimostrando non solo un grandissimo coraggio e una grandissima fiducia, ma anche che senza rischi, senza sfide e senza sofferenza questa non sarebbe una vita completa.
Nicole | Moony Reader
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