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Curiosità di febbraio | Dal Lunario di Alfredo Cattabiani

 

Eccoci tornate con il secondo appuntamento delle curiosità tratte dal Lunario di Alfredo Cattabiani. Quest’anno febbraio torna finalmente, dopo quattro anni di attesa, con 29 giorni. E la nostra curiosità del mese riguarda proprio questa bella particolarità.

Il 29 febbraio e l’anno bisestile

Ogni quattro anni febbraio finisce con un giorno in più, detto bisesto come l’anno in cui cade.
Il nome del giorno intercalare deriva dal calendario romano detto giuliano perchè voluto da Giulio Cesare.
Il precedente, attribuito a re Numa, era basato sulla luna e aveva appena 354 giorni sicchè non corrispondeva all’anno solare.
Per correggere la sfasatura, ogni due anni si aggiungevano venti o ventuno giorni a partire dal 23 febbraio e, di conseguenza, in quell’anno il mese aveva quarantatrè o quarantaquattro giorni invece di ventotto. Tuttavia questo metodo empirico non permetteva di far tornare i conti con esatezza.

Fu così che

Giulio Cesare decise di correggerlo con una riforma radicale. Dopo aver chiesto la consulenza ad astronomi egizi, impose un nuovo calendario creando un anno di 365 giorni e aggiungendo, ogni quattro anni, un giorno dopo il 24 febbraio.
Ma nemmeno quella riforma era perfetta. Il calendario giuliano calcolava l’anno in 365 giorni e un quarto. Invece l’anno solare è più breve di circa unidici minuti e tredici secondi. A causa di questo sfasamento, nel secolo XVI, il solstizio d’inverno era retrocesso dal 21 dicembre all’11.
Per ovviare all’errore papa Gregorio XIII varò un nuovo calendario che porta il suo nome, il gregoriano, stabilendo che fra gli anni secolari fossero bisestili soltanto quelli divisibili per quattro – per esempio il 1600, il 2000 e il 2004 – e spostando il giorno intercalare dal 24 al 29 febbraio.

Il consiglio di lettura

Nel calendario arboreo dei Celti il terzo mese, dal 18 febbraio al 17 marzo, era intitolato al frassino. Grazie al suo maestoso isolamento gli antichi germani ne fecero il simbolo dell’albero cosmico che collega le regioni dell’universo, immagine del dio che nutre e regge gli esseri viventi. In un poema della tradizione scandinava, il Valupsà (primo poema dell’Edda), una profetessa che narra la fine del mondo dice: “Conosco nove mondi, nove sfere coperte dall’albero del mondo, l’albero eretto nella saggezza, che affonda le sue radici nel seno della terra. Conosco un frassino, il suo nome è Yggdrasil”.






Snorri Sturluson

Edda

Adephi | 184 pag.

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