Michele Rech, in arte Zerocalcare ha sfornato l’ennesima bomba.
Anche se nato ad Arezzo – per contingenti necessità lavorative del padre – Calcare è romano de Rebibbia, quartiere che ovviamente rappresenta uno dei principali palcoscenici delle sue opere (parlare di sfondo sarebbe troppo riduttivo).
Per quanto si possa dire che il botto l’abbia fatto con l’uscita (novembre 2021) della sua serie animata su Netflix (Strappare lungo i bordi e se non l’hai ancora vista, corri a farlo!), non è che fosse proprio proprio l’ultimo dei fumettisti, perché è sempre stato un artista prolifico, attivissimo soprattutto nella scena underground.
Tant’è che, complice la serie, il passaparola e la sua buona fama, Niente di nuovo sul fronte Rebibbia ha sbancato. A poche settimane dalla data di pubblicazione è stato il libro più venduto in Italia. È andato letteralmente a ruba.
Ma come fa?
Se devo essere onesta avevo pensato ad un altro pezzo per recensire questo volume, ma mercoledì sono andata a vedere la sua mostra a Milano, alla Fabbrica del Vapore. Così ho deciso di riscriverlo tutto.
Come ci riesce?, si diceva, forse ci riesce perché è estremamente ironico, malinconico e dissacrante. E questi tre aggettivi arrivano direttamente dalla mostra di cui sopra. Mi è capitato pochissime volte di seguire con così tanto interesse un artista e uno scrittore – disegna fumetti e cose, ma si scrive pure i testi – con una tale quantità di roba prodotta (dalle locandine ai poster, dalle cover alle vignette, dai reportage ai libri, e mo anche alle serie animate) e non essere mai banale, mai superficiale. È questa la cosa incredibile. E poi lo si vede lì seduto al banchetto a fare ore interminabili di sessioni firma-copie, e chiacchierare con le persone, genuino e preciso, tipo biscotti fatti in casa.
C’è una marea di gente che sforna libri, fumetti, disegni, e sono anche moltǝ bravǝ, ma essere originali e mai banali non è semplice, proprio per niente. La sua, infatti, sembra più un attitudine.
Attualmente Zerocalcare è uno dei miei fumettisti preferiti. Complice la semplicità con cui riesce a comunicare, a trasmettere le sue idee e a trattare di temi delicati e divisivi. Leggere i suoi fumetti mi dà l’impressione di vivere scene di quotidianità in mezzo ai suoi personaggi, a volte da protagonista a volte da semplice spettatrice. Sicuramente uno dei motivi che più me l’hanno fatto amare è la straordinaria capacità di dire cose ingombranti, dolorose o complicate, con le parole giuste, le espressioni più colloquiali e spontanee.
E dopo questa lunghissima intro, veniamo a questo gioiellino.
Pubblicato da Bao Publishing in formato cartonato davvero godibile, abbiamo 224 pagine di tavole in bianco e nero con una serie di 5 racconti, uno più bello dell’altro, – anche se posso dire che i miei preferiti sono Dittatura immaginaria (maggio 2021) e Il castello di cartone (novembre 2021) – in cui l’artista romano tratta delle condizioni delle carceri italiane e dei carcerati confinati al loro interno durante i lockdown a causa del Covid-19, avviando il ragionamento dal carcere di Rebibbia, e dalle agitazioni e rivolte che sono scoppiate a cause delle restrizioni messe in atto per contenere il virus, e dalle repressioni violente che ne sono seguite (Lontano dagli occhi lontano dal cuore). Segue la storia sulla sanità locale e territoriale e del modo in cui sono state smantellate le unità territoriali, costringendo le persone a rivolgersi o alla sanità privata o a farsi chilometri e sbattimenti per riuscire a fare controlli, visite e ricevere cure mediche di vario tipo (Romanzo sanitario). Dittatura immaginaria che spiega in 10 punti cosa sia la cancel culture. C’è poi il suo racconto sul bombardamento del campo di Makhmour, in Iraq, dove lui stesso dice che non sa come sia un bombardamento, cosa si senta e si provi. Nemmeno io lo so, e sinceramente non ho neanche le parole per descriverlo. Ho solo potuto leggerlo e stare male, non osando immedesimarmi (Etichette).
Infine, la più lunga e godibile: Il castello di cartone, dove il nostro fumettista-eroe dovrà avventurarsi nei meandri della fortezza di cartone per affrontare i 5 guardiani. Perché questa difficile prova? Perché, facendosi una marea di pippe-mentali è l’unico modo per realizzare il progetto del cartone animato, senza immaginare che sarebbe stato così… complesso. Come farà? L’armadillo è chiaro: dovrà specchiarsi nel pozzo dell’anima sua.
Riuscirà il nostro eroe ad arrivare al pozzo senza perire nella difficile impresa? Riuscirà ad affrontare e sconfiggere tutti e cinque i guardiani? Spoiler: si, la serie si farà, e sarà bellissima.
Nicole | Moony Reader
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