Cosa vuol dire vedere?
“Le farò un esempio. Sa come funziona la ricezione della televisione? Più è potente la sua antenna, più immagini arrivano al suo apparecchio, giusto?”
Giusto.
Anno di pubblicazione: 1992
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Cosa le ha insegnato l’uso dell’acido lisergico?
Hofmann tira fuori uno dei suoi sorrisi speciali. Alle sue spalle ci sono, in vetro, le strutture molecolari dell’hascish, della psilocibina e dell’LSD.
Le indica: “Mi hanno permesso di vedere. Mi hanno permesso di capire che fuori di noi c’è una serie infinita di mondi e che più allarghi il tuo sguardo, più vedi, anche se il vedere non è spiegabile. Mi hanno permesso di capire che la forza che muove tutto è la stessa da cui io provengo e con la quale, ogni tanto entro in contatto”.
Cosa vuol dire vedere?
“Le farò un esempio. Sa come funziona la ricezione della televisione? Più è potente la sua antenna, più immagini arrivano al suo apparecchio, giusto?” Giusto.
“Bene. Noi in situazioni normali vediamo parecchie cose del mondo esterno, che è fatto di materia e di energia. Vediamo molto, ma non vediamo tutto. Non voglio dire che con le sostanze come l’LSD si arriva a vedere tutto, o addirittura si arriva a vedere la verità . No. Dico però che gli occhi, d’improvviso, vedono anche altro. Dico che nostro cervello registra nuove sensazioni, scopre nuovi legami tra le cose”.
E dunque?
“Dunque ci si accorge che il mondo che ci circonda è più ampio, più misterioso, infinitamente più complesso di quel che ci sembra normalmente. L’universo è infinito, ma è l’uomo con il suo sguardo che lo restringe e lo allarga. La differenza tra gli uomini è qui: ci sono approcci – idee, comportamenti – che restringono il campo visuale, altri che lo allargano”.
Lei è religioso?
“Bisogna intendersi sul significato della parola religione. Come chimico le dirò che più si va in fondo, più si indaga nel piccolo e piccolissimo, più si ha la necessità di ammettere un principio spirituale. Che cosa tiene insieme gli atomi? Che cosa li organizza? Se ammettere questo principio è religione, allora sì, sono religioso”.
Per quasi mezzo secolo lei si è occupato di LSD. Studi, esperimenti, conferenze, libri… “Ne è valsa la pena”. E’ soddisfatto?
“Sì, tra le molte cose, mi ha permesso di conoscere persone straordinarie come Ernst Jünger, Aldous Huxley, Timothy Leary. O come Allen Ginsberg”. Sono insieme in una foto in bianco e nero sopra la sua scrivania. Ginsberg stropicciato dal vento, Hofmann invece perfetto, che guarda in macchina. La data dice: Santa Cruz, 1974.
“Ci vediamo quasi ogni anno o in California o in Messico. Abbiamo un sacco di storie da raccontarci”. Quando si è fatto l’ultimo acido?
“Tre anni fa, in Messico, notte di luna piena, alta montagna. Sensazione di estasi. Di fratellanza. Di essere una parte del mondo. Molto piccola, però unica”.
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Credo che Albert Hofmann non necessiti di presentazioni.
Questo piccolissimo libricino di ben(!) 13 pagine di una casa editrice che mi è sempre piaciuta molto, arriva da un mercatino dell’usato (sì, acquisto un sacco di libri ai mercatini) e risulta essere stato stampato nel 1992. L’intervista che viene riportata risale al medesimo anno.
Cos’altro si può dire su un’intervista?
Su questa mi sento di dirvi una sola cosa: se non avete idea di chi sia stato Albert Hofmann o se la vostra idea è vaga e forse confusa, lasciatela perdere… Ci sono altri testi su cui iniziare a conoscerlo.
Lela .
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La mia edizione
Viaggi Acidi. Albert Hofmann intervistato da Pino Corrias.
Stampa Alternativa | Millelire, 1992, 13 p.
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